Manifestazione presso il Bene confiscato“Gaetano Montanino”

La mafia non ha onore, i camorristi si possono forse vantare di incutere timore, ma questo non è onore. La camorra è sporca, indecente, la camorra è una lurida assassina, priva di ogni pietà anche per bambini, adolescenti. Che onore o rispetto si può pensare di ottenere quando, davanti alle lucide pistole, a cadere sono degli innocenti armati solo dei loro sogni e della speranza in quello che la vita gli avrebbe potuto regalare se un infame senza coraggio non li avesse uccisi? Una volta anche i camorristi ponevano dei limiti all’infamia di cui si macchiavano attenendosi alle cosiddette “leggi d’onore”, regole per le quali donne e bambini non venivano fatti oggetto della loro violenza selvaggia.
Oggi non è più così, anzi. I piccoli, da vittime accidentali cadute a causa di un “proiettile vagante”, oggi sono diventati anche un vero e proprio obiettivo dei folli raid messi in atto in questa nauseabonda lotta. Sono centinaia i morti innocenti ammazzati dalla camorra, troppi di questi sono fanciulli e ragazzi.
Daniele Del Core era un ragazzo di appena 18 anni. Amava la vita. Aveva le sue passioni. Coltivava i suoi sogni.
Per lui la famiglia e l'amicizia erano ideali imprescindibili.
Ma, purtroppo, la sera del 28 ottobre 2006, nulla ho potuto per sottrarlo alla furia omicida di un suo coetaneo, per il quale, evidentemente, la vita non aveva alcun valore. Daniele era alla Solfatara di Pozzuoli con il suo amico Loris Di Roberto. Fu proprio per difendere quest'ultimo durante una lite per futili motivi di gelosia che rimase ucciso. I due amici appena diciottenni, che quella sera stavano per trascorrere una serata all’insegna della spensieratezza, ma non hanno più fatto ritorno a casa. A decidere per loro il destino di un mostro che ha incrociato le loro strade. Nonostante la drammaticità degli ultimi attimi delle loro vite, l’amicizia è stato il sentimento che ha prevalso sulla paura, sull’istinto di sopravvivenza. 
Per Carmen sorella di Daniele "ricordarlo significa riaffermare gli ideali del coraggio e della lealtà".
Michele Fazio 
Era la sera del 12 Luglio 2001, un giorno come tutti. Michele aveva appena telefonato alla madre per avvisarla del suo ritorno a casa. Si trovava nei vicoli stretti di Bari vecchia, quegli stessi vicoli che avrebbero segnato la sua vita. 
Spari. Silenzio. Un corpo accasciato. Michele fu colpito per sbaglio mentre scappava verso casa.
Il giorno seguente si leggerà sui giornali la sconvolgente notizia della morte di un ragazzo di appena 16 anni, ucciso da un proiettile vagante sparato da un commando di ragazzi che quella sera era li' per portare a termine una delle “solite” azioni commissionate dai capi mafiosi. La storia di Michele, non è la comune storia di un ragazzo coinvolto in una sparatoria; la storia di Michele ha permesso ai genitori Lella e Pinuccio di porre fine all’omertà che fino a quel giorno regnava nel loro quartiere.
Michele era un ragazzo come noi; amava vedere i film di Totò dopo essere tornato da lavoro, gli piaceva ascoltare le canzoni di Barry White, aveva il sogno di diventare un carabiniere, insomma viveva la sua vita come ognuno di noi vive la sua. Come poteva immaginare che la sua vita si sarebbe spezzata in quel modo, proprio sotto l'uscio di casa sua? Proprio questo ci ha fatto pensare a quanto la mafia possa condizionare le nostre vite. La mafia uccide, il silenzio pure.